Negli anni difficili di una delle più gravi carestie del primo ‘800, durante l'assemblea municipale del 6 marzo 1816, Giulio Perticari, grazie alla sua capacità retorica (abile per esperienza politica e consuetudine filodrammatica), convince i consiglieri della necessità di costruire il nuovo teatro

 “Né di certo vi puot’esser opera che richieda più generazioni d’operai, e più maniere di lavori, quanto quella del costruire un teatro; nella quale le più nobili professioni si accostano alle più vili: i seguaci delle belle arti si danno mano con gli ultimi de’ manovali: e una grande somma di moneta da consegnarsi interamente agli operai, deve, quasi dirò, girare tutte le case della città, e portarvi l’industria, il conforto e la vita”.

“Essendosi deposta la vecchia rustichezza, e trasformate le usanze in più mansuete e dolci, le città sono ora fornite di tutto ciò che a contenta e lieta e onesta vita richiedesi. E come le prime comunanze furono fatte per cagione di vivere solamente, così ora le compiute città sono fatte per cagionare di viver bene, ed agiatamente